Fabiter, un censimento e una mostra a Roma per salvare l’artigianato

Vittorio Sgarbi: gli artigiani sono i veri eredi delle botteghe degli artisti di 500 anni fa

L’artigianato è un mondo in via di estinzione, travolto dalla produzione di massa (inclusa la produzione delle cose belle), anche perché nel XXI secolo se un artigiano ha un buon riscontro di mercato passa appena può alla produzione seriale, per ovvio interesse pecuniario; ma la tenaglia che stringe l’artigianato è anche un’altra, cioè la concorrenza della paccottiglia simil-artigianale, di bassa qualità e a prezzo stracciato. Per contribuire a salvare l’artigianato che scompare, il progetto Fabiter, avviato e promosso dall’associazione Memorabilia e da professionisti attivi a Roma e nel Lazio nel mondo del design, ha mappato le vere botteghe artigiane che ancora resistono nella capitale, e un workshop in cui una selezione di artigiani è stata associata a designer per realizzare una collezione di souvenir. Il risultato sarà in mostra dal 29 settembre, presso Colli Independent Art Gallery in via di Monserrato 103, partner dell’iniziativa. Un programma di talk, ospitati dalla Fondazione Primoli, completa l’iniziativa che andrà avanti fino alle metà di ottobre.

“Il design italiano non sarebbe diventato un’eccellenza mondiale senza lo speciale nutrimento dell’artigianato, che ha contribuito a definire la formula unica e irripetibile creata in Italia” spiegano le tre fondatrici dell’associazione Memorabilia che ha ha dato vita a Fabiter, Bianca Putotto, Ludovica Di Camillo e Flavia Rossi. “Come professionisti di Roma e del Lazio, lavoriamo in un territorio dalla tradizione manifatturiera forte e radicata, ancora visibile nei centri storici della nostra regione, a partire da quello della capitale, dove migliaia di botteghe storiche resistono alla crisi della manifattura”.

Ad esemplificare l’iniziativa, la produzione messa in mostra comprende un mobile bar in legno di recupero, uno “svuota tasche” da tavolo in travertino, una scultura luminosa, spille in pelle, specchi da tavolo con lavorazione a cesello e giochi da tavolo in metallo e legno.

Interpellato da La Stampa, il critico d’arte Vittorio Sgarbi non solo rivela di essersi sempre occupato di artigianato, ma benedice l’iniziativa romana arrivando a dire che “l’artigianato è l’unica vera forma di arte realizzata come 500 anni fa, cioè in bottega e con la manualità dell’artefice”. E’ un’affermazione forte, che Sgarbi argomenta così: “Ci sono ancora artisti che operano con le mani, è ovvio, ma l’ispirazione dell’arte da cent’anni è concettuale, staccata dalla materia. A difendere la tradizione dei secoli andati e della produzione manuale in bottega restano gli artigiani che fanno violini o mobili. Io da sindaco in Sicilia mi sono mobilitato per tutelare produzioni di pane locale e altre cose specifiche del territorio”.

Sgarbi riconosce che la lotta può sembrare un po’ contro i mulini a vento: “Anche oggi si può realizzare un libro miniato, volendo, ma in trecento copie, perciò il mercato è necessariamente minuscolo. Anche oggi c’è chi vuole i tortellini fatti in bottega, anziché quelli industriali, ma la produzione sarà per forza di cose limitata. Gli artigiani sono dei sopravvissuti”. Ma allora c’è qualche speranza? Questi sopravvissuti possono essere aiutati da iniziative come Fabiter? Il tentativo è anche di allargare il mercato dei prodotti artigianali, aiutando milioni di turisti a distinguere la qualità dalla paccottìglia… il giudizio di Sgarbi è positivo, o per lo meno speranzoso: “Sì, può essere un’idea valida”.